La pittura è una poesia muta, e la poesia è una pittura cieca. Intervista all’autrice Giuly Nikeris
“La pittura è una poesia muta, e la poesia è una pittura cieca” diceva Leonardo Da Vinci, in fondo cos’è la poesia se non un piccolo scorcio del reale, reso arte dai tumulti interni di chi scrive? Dalle sue emozioni? Dalle sue illusioni e disillusioni? In questo mondo che sembra aver perso poesia ad ogni passo, in questo mondo in cui tutto gira alla velocità assurda di chi non si ferma più ad osservare il proprio mondo interiore, nascono dei veri e propri fiori nel deserto.
Il progetto della casa editrice Dantebus ne è un esempio, infatti ha dato vita a una vera e propria collana poetica dal nome “Versus”, in cui si radunano diversi artisti uniti da una passione millenaria: la poesia. Ogni volume raccoglie i versi di otto autori, in particolare nel volume numero 16 troviamo: Claudia Maria Boroianu, Giuseppe Gallinaro, Anna Maria Grassi, Teresa Lanci, Sveva Macchiarella, Giuly Nikeris, Leonardo Sterni, Vettore Leonardo Zago.
Questi otto artisti ci regalano i loro scritti e insieme anche il loro mondo interiore, la loro visione della vita, le loro emozioni, comunicate tanto con la leggerezza della poesia, quanto con lo spessore dei sentimenti, delle delusioni, della sofferenza, dell’amore, della continua ricerca di un equilibrio. Le parole si vestono di una comunicazione più profonda, che arrivi al cuore, che sia immediata e investa il lettore…. Piccoli grandi scorci di vita e di anime.
Abbiamo incontrato uno degli autori per parlare del suo esprimere le emozioni attraverso la poesia: Giuly Nikeris.
Com’è nata la passione per la poesia?
Salve a tutti i lettori, e grazie a Fix on Magazine per questa bellissima recensione.
Allora, non saprei dare un momento preciso per la nascita della mia passione per la poesia, forse la porto dentro fin da piccola, quando la mia estrema timidezza mi faceva restare in silenzio in ogni situazione ed ascoltavo tutto, ma non solo le parole, ascoltavo le emozioni che esse trapelavano dai gesti e dai toni.
Mi piaceva leggere le fiabe, mi immedesimavo nelle storie, scrivevo fin da piccole lettere con la mia migliore amica, ed iniziai a scrivere il mio diario dall’età di 9 anni, cosa continuata fin da adulta, ed ancora oggi metto giù i miei pensieri. Man mano è cresciuta la passione non tanto della poesia ma del leggere e raccontare le emozioni. Non sono mai stata una cima in grammatica, ma imperterrita ho continuato a mettere giù le mie emozioni; un insegnate di italiano alle superiori mi ha fatto riappassionare alla lettura e da quel momento ho iniziato a leggere una valanga di libri, assorbendo qualsiasi cosa, ed una mia insegnate di educazione visiva ha portato a galla ancora di più l’osservare non superficialmente ma oltre, tutto ciò che da piccola mi appassionava, e diciamo che grazie a queste due insegnanti ho incominciato ancor di più a leggere e a mettere giù i miei pensieri e le mie emozioni (almeno ci provo)
Ci sono state più fasi nel suo percorso poetico?
Più che fasi, in ciò che scrivo ci sono io e quello che osservo, parlare di vere e proprie fasi non penso sia giusto, ma scrivo quello che la vita personale e ciò che osservo intorno mi trasmette, ed io cerco di trasmettere a chi ha il piacere di leggerlo.
Leggendo le sue poesie si ha la continua visione di opposti che con tumultuosa armonia si fondono o addirittura coesistono nello stesso istante, nella stessa sensazione. Cos’è per lei la ricerca di un equilibrio tra opposti?
Bella domanda, forse alla fin fine non ricerco tanto quest’equilibrio tra opposti, l’equilibrio penso sia proprio accettare gli opposti, perché alla fine senza il dolore non ci può essere gioia, senza la luce non ci sarebbero le ombre. L’equilibrio è proprio essere capaci di accettare entrambi gli opposti e saperci convivere.
È bellissimo il passo in cui la speranza illumina per dare consapevolezza nuova al dolore, mi è sembrato un po’ come dire che ci sono lezioni dietro al dolore che solo la consapevolezza può portare alla luce e nulla di tutto ciò può aver luogo senza l’azione salvifica della speranza. È corretta questa interpretazione? Può raccontarci un episodio della sua vita in cui questo è stato vero per lei?
Giusto, mai perdere la speranza, soprattutto nei periodi più bui della nostra vita, è proprio in quei momenti di totale sconforto che la speranza, quella piccola luce ci riporta su. Nella mia vita ci sono stati alcuni momenti, alcuni introspettivi personali ed anche eventi familiari, dove vedevo buio, e in cui vedevo solo il fondo, però poi, la speranza si fa viva con piccoli segni, pronta a farti risalire.
Cosa pensa possa fare la poesia in questo mondo in continua corsa?
La poesia può essere una grande maestra, immergersi è come entrare in un vasto mondo di emozioni, entrare nei versi di uno scrittore di secoli fa o dei giorni d’oggi ti apre le porte alla sua anima, ma anche nella tua, in quella profonda, nascosta, in quelle emozioni che troppo spesso si ha paura di sentire. Ecco la poesia può aprire un mondo d’emozioni che ci insegna tanto, soprattutto a porsi con se stessi e con le proprie emozioni.
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